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Tra il 2009 ed il 2010, lo Stato Italiano ha sanato 104,5 miliardi di euro. Sono state infatti scudate, per tale valore, attività finanziarie, immobiliari ed altri investimenti, con la presentazione di 206.608 dichiarazioni riservate. Desta tuttora sconcerto il lessico forbito dell’intera operazione, basata su un modello che assunse il nome di “dichiarazione riservata delle attività emerse”. Le parole tradiscono imbarazzi, che l’attualità  del dibattito mediatico ha progressivamente assopito. Il giurista, rielaborando gli stessi fatti, permette, assumendosi i compiti della ricerca anche storica, di far conoscere le questioni irrisolte. E i dati. Tutti da leggere.

Lo studio illustra, con taglio critico, la normativa sul cd. scudo fiscale ter, ripercorrendone le premesse, il funzionamento, gli effetti ancora attuali, le criticità sistematiche e “paradossali”; offre un ampio quadro di dati statistici, del contesto storico dell’istituto, dei risultati economici e dei pregiudizi al contrasto degli illeciti economici:  segregazione delle conoscenze,  ostacoli al funzionamento dell’antiriciclaggio, incertezze sugli effetti estintivi e preclusivi dello scudo, alla stregua di numerose pronunce giurisprudenziali; esamina le problematiche connesse all’introduzione in via essenzialmente amministrativa del rimpatrio “giuridico” o “regolarizzazione atipica”, sino alla gestione delle numerose operazioni di scudo da parte delle fiduciarie statiche non bancarie; infine, ripercorre il quadro articolato delle più significative e ricorrenti evidenze di scudi “perfezionati” venute in rilievo durante approfondimenti di indagine penale.

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